
Classe 1997, Andrea Fimiani è uno dei quarterback italiani più talentuosi della sua generazione. Con i Guelfi Firenze, ha appena firmato una stagione perfetta, culminata con una vittoria storica nella Italian Bowl disputata negli Stati Uniti, al Glass Bowl Stadium di Toledo, in Ohio. Dopo due finali perse nel 2023 e 2024, Fimiani ha guidato i suoi compagni con una prestazione straordinaria, mettendo a segno sette touchdown (tre su corsa e quattro su passaggio), diventando il simbolo del riscatto fiorentino e del potenziale del football americano “made in Italy”.
FS: Andrea, cosa ha provato a guidare i Guelfi a una vittoria così netta in una finale storica giocata in America?
AF: Un grande senso di rivalsa. Dopo due anni sconfitti in finale, il lavoro ha finalmente pagato e abbiamo riscritto la storia di Firenze.
FS: Ha segnato tre touchdown su corsa e quattro su passaggio: qual è stata la chiave della sua prestazione incredibile contro Ancona?
AF: La chiave è stata aver protetto la palla ed essermi concentrato sul non fare errori. Ho giocato una partita intelligente e i miei compagni hanno fatto il resto.
FS: Il pubblico del Glass Bowl di Toledo, negli USA, ha reso tutto più speciale? Che differenza ha percepito rispetto a una finale in Italia?
AF: Giocare negli Stati Uniti è stata un’esperienza meravigliosa. Cresciamo col sogno di diventare professionisti e giocare in America ci consente di vivere quel sogno per una settimana. L’unica cosa che mancava rispetto all’Italia era la possibilità di giocare davanti ai nostri tifosi, amici e parenti.
FS: Dopo due sconfitte consecutive in finale, quanto contava per lei vincere quest’anno? Era una missione personale?
AF: Era una missione personale e di squadra. Negli ultimi due anni ho devastato il mio fisico allenandomi sempre di più per essere certo di non lasciare nulla al caso. Ed il lavoro paga sempre.
FS: Avete chiuso la stagione con una perfect season: come si costruisce un’annata così? È più testa o più talento?
AF: Concludere una perfect season è un risultato storico che pochi possono vantare. Il talento non basta per essere perfetti, ma è necessario restare concentrati tutto l’anno senza mai cedere un colpo. Siamo stati bravissimi in questo.
FS: Lei è uno dei pochi italiani ad aver guidato da protagonista una squadra in finale: come vede il ruolo del quarterback “made in Italy”?
AF: Il quarterback è sicuramente il ruolo più importante e di conseguenza quasi tutte le squadre scelgono di affidarlo a un americano. Spetta agli italiani dimostrare di essere in grado di giocare e vincere, altrimenti le squadre continueranno, giustamente, a scegliere un giocatore straniero nel ruolo.
FS: Negli ultimi anni il football italiano sembra in crescita, anche grazie a esperienze come questa negli USA. Come sta cambiando secondo lei?
AF: Sicuramente il lavoro mediatico è cresciuto molto, e questo attrae investitori internazionali. In questo senso, l’aver giocato in America è stato un notevole boost di immagine per l’estero.
FS: Molti giovani la vedono come un modello: che consiglio darebbe a un ragazzo italiano che vuole diventare quarterback?
AF: Il consiglio è quello di lavorare più di tutti. Se si vuole avere la pretesa di essere migliore di un quarterback americano, non ci si può permettere di fare altrimenti.
FS: Secondo lei il football americano in Italia potrà diventare uno sport semi-professionistico o professionistico? Cosa manca ancora?
AF: La speranza c’è. Credo che sia importante riuscire a trasmettere un buon prodotto in televisione, in modo da poter ampliare il target interessato ed aumentare l’attenzione su questo sport.
FS: Dopo questo scudetto in America, qual è il suo prossimo obiettivo personale? Europa, nazionale o ancora scudetto con i Guelfi?
AF: Abbiamo scritto la storia di Firenze, ora vogliamo scrivere la storia del football italiano e provare a vincere scudetto e Champions League.