
In occasione del XVII Memorial Gianluca Melani, in programma il prossimo 14 giugno ad Agliana, si terrà un momento di riflessione dedicato non solo allo sport giocato, ma anche alla dimensione educativa che lo accompagna. Tra le voci protagoniste, quella della Dott.ssa Chiara Pagliai, laureata in psicologia, che interverrà con un OpenFormat dal titolo “Intelligenza emotiva e sport: il ruolo fondamentale dei genitori”. Un incontro pensato per accendere i riflettori su un aspetto spesso sottovalutato del percorso sportivo dei più piccoli: la gestione delle emozioni, proprie e altrui, e il ruolo determinante che adulti e genitori ricoprono nel loro sviluppo.
In questa intervista per Firenze Sport, la Dott.ssa Pagliai approfondisce i temi del suo intervento, spiegando perché oggi è fondamentale educare allo sport anche dal punto di vista emotivo, e quali strumenti possono davvero fare la differenza nella crescita dei giovani atleti.
Firenze Sport: Come nasce l’idea del suo intervento per l’evento del 14 giugno ad Agliana?
Chiara Pagliai: Da un confronto su tali tematiche in ambito scolastico con un mio collega, allenatore di basket per bambini nella società A.S.D Pallacanestro Agliana 2000.
Dalla necessità percepita e condivisa come insegnanti-educatori di supportare il successo formativo (e sportivo) dei ragazzi, anche grazie ad un clima positivo e di fiducia trasmesso loro dalle famiglie.
Firenze Sport: Che cos’è l’Intelligenza Emotiva nello sport?
Chiara Pagliai: L’Intelligenza Emotiva è un costrutto psicologico, introdotto nel 1990 da Salovey e Mayer e divenuto popolare con la teoria di Goleman (1995), ed è intesa come la capacità di percepire, comprendere, esprimere, regolare e utilizzare le emozioni in modo efficace, sia in se stessi che negli altri.
Non riguarda quindi solo la percezione delle emozioni, ma anche la loro getione consapevole ed è per questo che puòessere utile conoscerla per guidare pensieri, comportamenti e relazioni in molti ambiti, tra cui appunto lo sport.
Firenze Sport: Quali sono le dinamiche familiari che, secondolei, più spesso generano stress nei piccoli atleti?
Chiara Pagliai: Rispetto al passato, per vari motivi che riguardano un cambiamento delle abitudini e degli stili di vita della società in generale, noi genitori siamo molto più presenti e partecipi nelle attività sportive, così come in quelle scolastiche, dei nostri ragazzi.
Inevitabilmente, quindi, anche il nostro coinvolgimentoemotivo viene maggiormente messo in gioco e da loro percepito.
Sicuramente l’ansia, la frustrazione e le aspettative poco realistiche sono tra le fonti di maggiore stress per i figli.
Firenze Sport: Che ruolo possono giocare i genitori nellosviluppo delle competenze emotive dei figli?
Chiara Pagliai: Un ruolo fondamentale, come in tutto lo sviluppo del benessere psico-fisico dei figli.
I ragazzi hanno bisogno dei genitori, e degli adulti diriferimento in generale, per decodificare comportamenti e vissuti emotivi che non riescono a comprendere e a cui non sanno dare un nome.
I genitori possono stimolare nei figli la lettura di ciò che viene “provato” da loro dentro, attraverso quello che manifestano fuori. Molto importante è dare un nome all’emozione vissuta e sollecitare un confronto tra le varie parti in causa: loro stessi, i compagni di squadra, gli avversari e gli allenatori. Stesso discorso ovviamente vale per le emozioni dei genitori, che vanno espresse e condivise con i figli.
Firenze Sport: Cosa può fare concretamente un genitore,anche solo a bordo campo, per aiutare suo figlio?
Chiara Pagliai: I genitori sono la lente di ingrandimento attraverso cui i figli leggono il mondo circostante. Ritengo fondamentale il concetto pedagogico per cui l’apprendimento passa dall’esempio. Essenziale è evitare messaggi dissonanti tra le parole dette ed i comportamenti agiti da parte degli adulti.
Concretamente quindi, i genitori possono dare l’esempio ai figli con comportamenti sani ed adeguati alla situazione: a bordo campo possono incitare e spronare, non certo offendere l’avversario o contestare le scelte dell’allenatore o del direttore di gara.
Firenze Sport: Quali sono i segnali che un ragazzo potrebbemanifestare quando subisce troppa pressione emotiva?
Chiara Pagliai: Le manifestazioni di disagio e di malessere che un piccolo giocatore può manifestare sono tante e le più disparate: da un umore flesso e triste, ad un comportamento scontroso e aggressivo, fino ad una diminuzione di interesse emotivazione per l’attività sportiva stessa (disinvestimento emotivo).
Sicuramente l’attenzione va posta anche e soprattutto ai comportamenti impliciti, laddove il bambino non vuole parlarne o tende a sminuire: spesso maschera così la sua difficoltà a gestire la cosa che invece viene percepita come più grande di lui.
Firenze Sport: Crede che il mondo sportivo sia pronto adaccogliere questo tipo di approccio educativo?
Chiara Pagliai: A questa domanda non so rispondere se non con l’auspicio e la speranza che si vada in questa direzione nel mondo sportivo, così come in tutti gli ambiti quotidiani del benessere nostro e dei ragazzi.
Sicuramente oggi c’è una maggiore consapevolezza delle necessità dei nostri figli e minor resistenza ad affidarsi ai singoli professionisti per essere supporti e aiutati nel modo più opportuno.
Come genitori possiamo certamente fare la nostra parte perpermettere loro di vivere al meglio le varie esperienze sportive, successi e fallimenti compresi.
Firenze Sport: Che messaggio si augura di trasmettere aigenitori che parteciperanno all’incontro?
Chiara Pagliai: Di maggior consapevolezza: mi auguro di fornire loro strumenti utili per poter leggere le situazioni in un modo nuovo, più riflessivo e ponderato, ed agire di conseguenza.