
Giovanni Atzeni domina il Campo e conquista l’undicesima vittoria personale
Un dominio assoluto, senza esitazioni, senza rivali: il Palio di Provenzano è dell’Oca. A regalare alla contrada di Fontebranda il 67° drappellone della sua storia è ancora una volta Giovanni Atzeni, detto Tittia, autentico fuoriclasse della Piazza. In sella all’esordiente Diodoro, castrone baio senese di sei anni, Tittia ha condotto una corsa impeccabile, restando al comando dalla Mossa al terzo giro, senza mai dare possibilità di rimonta agli avversari.
Una vittoria netta, che conferma l’eccezionale intesa tra fantino e cavallo, e che segna per Tittia l’undicesimo successo personale su quaranta carriere corse, avvicinando così il mito di Andrea Degortes, detto Aceto, ancora in vetta con 14 vittorie. L’ultima affermazione del fantino di origini sarde risaliva proprio al luglio 2023, sempre con l’Oca, a suggellare un sodalizio ormai collaudato e vincente.
Il Palio, inizialmente previsto per il 2 luglio, era stato rinviato a causa di un violento acquazzone che aveva reso impraticabile l’anello di tufo. Ma l’attesa non ha spento l’entusiasmo né la tensione. Dopo una lunga fase ai canapi, con il Valdimontone di rincorsa, la partenza è arrivata e l’Oca ha preso subito la testa, lasciando solo briciole alle altre contrade.
Solo la Selva e lo stesso Valdimontone hanno tentato di restare agganciati, ma il ritmo imposto da Tittia e Diodoro era imprendibile. Alle loro spalle, sei contrade sono rimaste orfane del fantino per via delle cadute: Chiocciola, Selva, Lupa, Tartuca, Istrice e Drago. Ma tutto ciò è passato quasi inosservato nella perfezione dell’assolo orchestrato dall’Oca.
Il drappellone, realizzato quest’anno dal pittore senese e contradaiolo Riccardo Manganelli, è stato accolto in trionfo dai contradaioli, simbolo di un Palio “più senese”, come sottolineato dalla sindaca Nicoletta Fabio nei giorni precedenti alla Carriera: “Il Palio non è una semplice corsa, né un evento sportivo o turistico. È cultura, identità e appartenenza”.
E così, sotto la Torre del Mangia, ancora una volta risuona il canto dell’Oca. Un inno alla tradizione, al coraggio e al talento.