La corsa non era finita affatto bene.
Il DS si era dimesso il giorno prima e la squadra, nata per vincere la Coppa del Mondo per club, si era ritrovata senza un capo.
La preparazione in Riviera, alla luce dei risultati, non doveva essere stata molto sostanziosa, quando invece è sostanziale per poter ambire fin da subito alle prime vittorie.
La squadra era stata largamente rinnovata, prendendo corridori di pregio per consolidare una base già buona e puntare, finalmente, al bersaglio grosso, quella Coppa del Mondo per club che nelle stagioni precedenti era stata sfiorata, ma mai conquistata, in più occasioni.
Fin da inizio stagione si capisce che qualcosa non va. I corridori in viola stentano. Sono sempre nelle retrovie e quasi mai riescono a portare un attacco, un fucilata, uno scatto degno di nota.
Niente. calma piatta. Caos calmo e poco organizzato.
Qualche dubbio tra i tifosi comincia a serpeggiare. Più passano le corse e più la situazione si fa incandescente.
Gli uomini del Commendator Borghi (Patron della Ignis) avevano fatto proclami altisonanti e lui stesso aveva, per l’ennesima volta, elargito milioni per supportare la squadra.
Il trainer si era impegnato. Aveva portato il suo carisma da lontano, sicuro di avere ancora il fuoco dentro per guidare questa squadra dritta verso l’obbiettivo.
Ma qualcosa non sta funzionando.
I corridori sono sempre dietro e l’autostima sotto i pedali.
La situazione si fa critica quando i tifosi cominciano a contestare.
[CONTINUA]
