
Nel giorno della finale del Calcio Storico Fiorentino, parla in esclusiva il veterano dei Rossi: cuore, battaglia e rinascita nel racconto di un uomo che è parte viva di questa tradizione. Lorenzo Marri è molto più che un calciante: è simbolo di appartenenza, sacrificio e resilienza. Dal 2008 calca il sabbione con la forza di chi ha fatto di questo gioco una vocazione. Dopo infortuni, ritorni e cambiamenti, oggi vive un 24 giugno dal sapore unico. Abbiamo raccolto in esclusiva le sue parole a poche ore dalla finale contro i Verdi.
FS: Stamattina la finale è finalmente arrivata: che clima si respira nello spogliatoio dei Rossi?
LM: Il clima è molto tranquillo. Ci sarà modo di farlo salire gradualmente mentre ci avviciniamo alla partita, per poi farlo esplodere quando saremo in piazza.
FS: Incontrare i Verdi in finale non è mai una partita qualunque. Che significato ha per lei questa sfida, oggi, dopo tutto il percorso fatto?
LM: Sicuramente i Verdi non sono una squadra da sottovalutare. Sono un gruppo emergente che negli anni ha sempre fatto sentire la propria voce. Sarà una partita dura, tosta, soprattutto dopo il nostro percorso. Me lo aspetto.
FS: Ogni finale scrive il suo copione. Che tipo di battaglia pensa andrà in scena oggi in piazza?
LM: Sarà una battaglia vera, dura. Ma anche un bellissimo spettacolo per Firenze. Sono convinto che entrambe le squadre renderanno onore alla nostra città.
FS: Quando si è messo davanti allo specchio, prima di indossare la maglia, che pensiero ha attraversato?
LM: Indossi i pantaloni, e ti rendi conto che non è una maglia qualsiasi. I pantaloni, per me, hanno ancora più significato: è come indossare una maschera, diventi un’altra persona. Sono pronto a liberare il mio istinto più profondo e a dimostrare tutto quello che abbiamo costruito durante l’anno, in questi 100 minuti.
FS: Ha calcato questo sabbione tante volte, ma oggi è diverso: cos’ha di speciale questo 24 giugno per lei?
LM: Gioco dal 2008, ho saltato qualche anno per infortunio, ma questo è l’anno della rinascita per Lorenzo Marri e, spero, anche per i Rossi. Diamo inizio a una nuova era.
FS: A livello di gioco e lettura della partita, quale sarà secondo lei il dettaglio che farà la differenza?
LM: La battuta sarà il momento chiave. È una fase cruciale della partita. I ragazzi dietro sanno cosa fare. Davanti senza battuta non si va da nessuna parte. Ma è tutto un sistema: ognuno ha il suo ruolo e la squadra sa come muoversi.
FS: Quando la fatica si fa sentire e tutto sembra più duro, c’è un ricordo da bambino legato al Calcio Storico che le torna in mente e le dà la spinta per continuare?
LM: Mi tornano gli occhi di me bambino, quando sfilavo in via dei Neri e guardavo i Calcianti come fossero degli Dei. Se oggi faccio parte di quei “Dei”, agli occhi del bambino che ero, quella è la mia forza interiore. È lei che mi spinge nei minuti più difficili, a non farmi condizionare da stanchezza, caldo o dolore.
FS: Il Calcio Storico lo vive con il cuore e con le radici: come si trasformano quei sentimenti in forza concreta durante i minuti più duri della partita?
LM: È il cuore pulsante per Firenze che ti guida. Giochiamo per le persone che abbiamo accanto, per la città. Devi metterci te stesso, e poi il resto viene: la curva, la famiglia, la compagna… tutto questo ti accompagna fino agli ultimi istanti, nei momenti più duri.
FS:Ci saranno occhi ovunque su di voi, in particolare quelli delle nuove generazioni: quale messaggio vorrebbe trasmettere oggi, col suo modo di stare in campo?
LM: Ai nuovi ragazzi che si avvicinano al Calcio Storico voglio dire che siamo un esempio. Una generazione va sensibilizzata, educata alla nostra radice. La fede per un colore è qualcosa che unisce, che dà direzione. La passione è la chiave.
FS: Quando tutto sarà finito, al di là del punteggio, cosa porterà dietro da questa giornata?
LM: Menomale che sarà finita, verrebbe da dire! È stato uno stress notevole. Un anno difficile, di rinascita e cambiamenti. Trovare costanza, impegno, conciliando tutto con lavoro, famiglia e imprevisti, non è stato semplice. Quando finirà, potrò godermi quello che da febbraio non ho avuto il tempo di vivere davvero.
Foto di Massimo Ferradini