
Mike De Lucia è uno degli atleti protagonisti del Calcio Storico Fiorentino, milita nei Verdi ed è pronto a giocare la sua prima finale. Dopo un grave infortunio è tornato in campo con determinazione, sostenuto da allenamenti costanti e una forte motivazione personale. Nella vita lavora nel settore turistico e si allena anche come velocista. In questa intervista racconta cosa significa per lui rappresentare i Verdi in un giorno così importante.
FS: Domani è il grande giorno. Dopo sei anni, i Verdi tornano in finale. Cosa significa per lei essere lì, in piazza, a rappresentare il tuo colore?
MD: Per me è un grande orgoglio far parte di questo progetto parte verde, dove abbiamo fatto un duro lavoro per raggiungere questa finale. Adesso ce la giochiamo.
FS: Affrontare i Rossi è sempre speciale. Come si vive nello spogliatoio l’attesa di una sfida così sentita?
MD: Sappiamo di affrontare la squadra più forte, che ormai da anni lo dimostra sul campo. Lo spogliatoio lo vive in modo compatto e deciso. Siamo pronti per fare del nostro meglio.
FS: C’è più emozione o pressione alla vigilia di una finale? Lei come la gestisce personalmente?
MD: Per me è sempre emozionante entrare in quella piazza. È la mia prima finale, quindi devo dare tutto quello che ho preparato al 100%. Finché ci sono i miei compagni spalla a spalla, non la potrò mai sentire, la pressione
FS: Dal punto di vista fisico e mentale, come si è preparato quest’anno per arrivare pronto a questo momento?
MD: Dopo il bruttissimo infortunio subito l’anno scorso, per la mancata sicurezza delle balaustre, pensavo di smettere… Poi, insieme al mio preparatore – nonché preparatore dei Verdi – Andrea Arretini, e anche con l’aiuto della società, mi sono rimesso a posto.
Fisicamente non sono al 100%, anche se darò il massimo. La mente cerco sempre di mantenerla sgombra da pensieri negativi.
FS: In mezzo alla battaglia e all’adrenalina, c’è un pensiero o una persona a cui pensa prima di entrare in campo?
MD: Il pensiero va sempre alle persone più care: mia moglie Danai, mio figlio Raul, mia mamma e tutta la mia famiglia.
FS: Fuori dal Calcio Storico, che lavoro fa nella vita di tutti i giorni? E come riesci a conciliare lavoro, allenamenti e botte?
MD: Lavoro nel settore turistico, gestisco degli Airbnb. Quindi diciamo che il tempo è sempre dalla mia parte per allenarmi. Oltre al Calcio Storico, sono anche un centometrista dell’associazione Assi del Piazzale Michelangelo. I miei allenamenti sono sempre duri e determinati per raggiungere la miglior forma.
FS: Nel calcio moderno, per chi tifa? Ha una squadra del cuore e un giocatore che ammira?
MD: Sono fiorentino e tifo Fiorentina, anche se non seguo molto il calcio. Non è una cosa che mi appassiona particolarmente.
FS: Tanti vedono il Calcio Storico come violenza e basta. Lei cosa risponde a chi non conosce la vera anima di questo sport?
MD: Una volta che giochi il Calcio Storico non ne puoi fare a meno. Chi non gioca, chi non tocca quella piazza, quella terra, non può capire il significato… Violento? Ci sono tante cose violente nella vita che non voglio nemmeno menzionare.
FS: Se dovesse descrivere con una sola parola lo spirito dei Verdi, quale sarebbe?
MD: I Verdi hanno uno spirito inossidabile. Hanno sempre la forza di ripartire in ogni difficoltà, la forza di partecipare ad ogni torneo e di fare nuovi progetti con i giovani.
FS: Domani si scrive una pagina di storia: cosa è disposto a fare pur di alzare quella palla al cielo con i Verdi?
MD: Siamo a un passo dallo scrivere la storia. Darò tutto quello che ho, e so che ogni singolo componente della squadra e della società ha il mio stesso obiettivo. Questa è la nostra forza. Dopo la semifinale, molte persone mi hanno fermato e riconosciuto per strada, tifosi che credono in noi. Anche questo è una motivazione