Alla serata al Museo Bartali dedicata a Cesare Del Cancia è tornato in luce l’aneddoto dello zabaione, con 7-8 uova, che il corridore bevve durante la Milano-Sanremo del 1937. Un elemento che non può che richiamare l’episodio delle uova mangiate da Binda al Lombardia del 1926.
Su Del Cancia racconta Massimo Pratali ne Lo spavento degli assi:
«Giunto a Voltri vide fra la folla accalcata e urlante i suoi fratelli e insieme i suoi ammiratori paesani. Giunto vicino suo fratello Cecco gli diede una bottiglia, era lo zabaione che mamma Maria gli aveva preparato, lo bevve, e da quel momento le cose cambiarono». Energizzante d’antan che col Marsala presente deve aver dato una bella scossa e ritrovata energia al butese in fuga.
Non molto diverso da quanto lo stesso Alfredo Binda raccontava della sua vittoria nella classica delle foglie morte del 1926, quando, in corsa, si era mangiato la bellezza di 28 uova.
«Ma non complete, solo i tuorli e non in un’unica occasione. Quell’anno il percorso del Lombardia si snodava più volte nei dintorni di Cittiglio [paese natale di Binda], così da casa mamma Martina mi faceva avere le uova ancora calde appena raccolte. Amici e fratelli si facevano trovare lungo la strada e mi consegnavano le uova. Io provvedevo a romperle sul manubrio e bevevo solo i tuorli»
L’episodio di Binda era sicuramente noto a Del Cancia (oltre 10 anni di distanza tra i due) e la soluzione dello zabaione, di solito usato come ricostituente, ha radice contadina. Che Cesare si sia ispirato ad Alfredo o sia solo frutto dell’intuizione di sua madre Maria non lo sapremo mai.
Quello che sappiamo, viste le due vittorie, è che durante la corsa i corridori possono mangiare di tutto, a più riprese, senza rischiare di compromettere la performance in sella.
Marco Pasquini
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